Una Gita a.....

Mantova






In questo scorcio d’estate nella calda (neanche più di tanto quest’anno) Milano, solo e alla ricerca di un attimo di fuga, complice i turni, nel bel mezzo dell’ultima settimana di luglio, ho preso il treno (il passante) e sono arrivato fino alla nuova stazione di Milano Rogoredo, uno sguardo ai tabelloni orari e… cielo, un treno che arriva a Mantova di lì a poco ed arriva pure in un orario che mi consente una visita della città… detto fatto, acquisto i biglietti e salto sul treno, che corre veloce lungo la pianura padana, tutta a cereali e girasoli. Dopo circa un’ora e mezza eccomi in quel di Mantova, città adagiata sul fiume Mincio che qui prende forma di tre laghi divisi da due strade, una che va a Verona e una che raggiunge la A22, in lago superiore, lago di mezzo e lago inferiore. Arrivato, cerco di trovare una mappa della città; la trovo, cerco il mio primo obiettivo: il Palazzo Te.

Ne ho sentito parlare molto bene e allora eccolo individuato sulla mappa, meno male che ho un buon senso dell’orientamento e così in meno di mezz’ora, rigorosamente a piedi, raggiungo la mia meta.

Anticamente situato su un’isola collegata alla città dal ponte di Posterla, il Palazzo è uno straordinario esempio di villa rinascimentale. Ideato da tale Giulio Romano è concepito come luogo destinato agli “ozi” del principe e di fastosi ricevimenti. E qui i principi erano i Gonzaga.

Il palazzo fu edificato nell’arco di 10 anni tra il 1525 e il 1535 e contiene diversi ambienti tra sale e loggie e la visita si sviluppa attraverso questi ambienti, nell’ordine: la camera di Ovidio, la camera delle Imprese (specie di stemmi o scudi che rappresentano le virtù del padrone di casa), la camera del Sole (e della Luna), la loggia delle Muse, la bella sala dei Cavalli, la camera di Psiche, la camera dei Venti, la camera delle Aquile, la loggia di Davide, la camera degli Stucchi, la camera degli Imperatori, la sensazionale camera dei Giganti (veramente di grande effetto) i camerini delle Grottesche, la camere delle Candelabre e la camera della Vittorie, descrivendo un giro lungo il perimetro del corpo centrale in senso orario. Discosto dal corpo centrale al di la di un giardino, pressoché spoglio, vi è il Giardino segreto con l’appartamento della Grotta, in stile neoclassico.

Le foto sono strettamente proibite sicchè vi dovrete accontentare delle foto dall’esterno.

Completano le dotazioni di Palazzo Te la donazione Mondadori, la collezione Mesopotamica “Ugo Sissa” una sezione “Gonzaghesca” e la raccolta egizia “Giuseppe Acerbi”.

Ma rieccomi fuori dalle mura di Palazzo Te, adesso tocca alla città di Mantova, mi incammino verso la zona “monumentale” quando giungo nei pressi della “Loggia di Giulio Romano” o “peschiera”, un braccio del lago inferiore che entra fino al centro della città, e che verosimilmente raggiunge il lago superiore; scorcio di interessante bellezza. Proseguo il cammino e dopo poco mi trovo in piazza Broletto, ove sorge il palazzo del podestà e si trova il sottoportico del Lattonai del ’ duecento non visitabile.

Poco più avanti dopo scorci molto interessanti raggiungo piazza Sordello, ampia piazza su cui si affacciano, da un lato la “Magna Domus” e il palazzo del capitano nonché, più in fondo il palazzo ducale e dall’altro girando in senso antiorario, il Duomo dedicato a san Pietro, originariamente in stile Romanico di fine ’ trecento fu rimaneggiato e la sua facciata ora è tardo barocca; segue il Palazzo Vescovile (già palazzo Bianchi) del tardo ’ settecento è sede vescovile dal 1823, in stile barocco; completa il fianco il Palazzo Castiglioni, appartenuto ai Bonacolosi, ma molto probabilmente eretto dai Gonzaga nel primo ’ trecento.

Superata la piazza, per rapido passo si giunge al lago di mezzo e imponente alla nostra destra si erge il castello di san Giorgio, realizzato da Bartolino da Novara tre il 1399 e il 1406 è un magnifico esempio di castello urbano tardo gotico a quattro corpi con torri angolari, merlatura sporgente e fossato… ancora oggi pieno d’acqua. Perse però presto la sua funzione difensiva per diventare solo mezzo secolo dopo la sede della famiglia del principe. Nella torre di nord-est Ludovico II Gonzaga fece dipingere ad Andrea Mantenga la celebre Camera degli sposi.

La cittadina è bella, ma il tempo corre, è giusto giunto il momento di tornare in stazione e prendere un treno che velocemente mi riporterà verso casa, d'altronde domani si lavora.



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19 aprile 2008
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