Viaggio in Francia 1-Parigi: Torna al menù di sezione


In viaggio in...
Francia

Dopo le ferie estive, archiviate ormai da tempo, e quelle di Natale e capodanno che non ci hanno visto fare cose dell’altro mondo, ecco che a Pasqua, anzi, la settimana prima di Pasqua, per esser precisi, decidiamo di andare a fare un giro in… Francia.

Prendiamo i bagagli, carichiamo la macchina, affidiamo i criceti a volenterosi conoscenti, i pesci nell’acquario staranno benone e partiamo.

Il viaggio di andata (all’avventura) è tutto una tirata, i chilometri viaggiano veloci sotto le ruote e gli 850 che ci dividono dalla capitale d’oltr’alpe scorrono in fretta, anche se una giornata di viaggio ci vuole tutta. E così eccoci in autostrada, la A4 e poi la A5 fino al tunnel del Monte Bianco e l’ingresso in Francia da Chamonix, qui dopo pochi chilometri si torna in autostrada, pardon, “autoroute” più precisamente l’A40 “blanche” ossia “bianca” perché porta al monte Bianco, appunto. L’A40 con un giro un pochetto tortuoso ci porta verso la A6, che qui si chiama “autoroute du soleil” già, autostrada del sole, ne hanno una anche i cugini francesi.

La strada porta dritta dritta verso Parigi, la nostra prima meta e così nel tardo pomeriggio di un sabato di primavera arriviamo nella capitale di Francia e ci inoltramo nel fantomatico boulevard peripherique una sorta di grande raccordo anulare, ma più paragonabile alla circonvallazione della 90-91 di Milano piuttosto che al GRA romano, risultato: imbottigliamento generale, si avanza a fatica (e dopo una giornata di viaggio la fatica e doppia) e a questo punto (sono le cinque del pomeriggio) occorre trovare un alloggio, proviamo ad inoltrarci a tal proposito nella città, ma ahimè il posto non c’è.

Siamo in città da circa un’ora e finalmente qualcuno ci indica un albergo poco fuori Parigi, ad Aubervillier, giusto a nord della città. Ci andiamo e troviamo posto in due camere doppie, l’accoglienza è… professionale, le camere confortevoli, la connessione internet a pagamento e… non c’è lo scopino in bagno (Argh!), mah stranezze francesi? Meno male che i cuscini sono normali! Ora a mangiare che è tardi; ci inoltriamo nel paesello e approdiamo ad un improbabile ristorante italiano (per non perdere le buone abitudini tutte in una volta) pasto mediocre (per un italiano).

è tardissimo, a nanna che domani è domenica.

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Domenica è il secondo giorno di ferie ma il primo vero e proprio a Parigi, dopo l’abbondante colazione, decidiamo che non è il caso di usare l’auto e di sfruttare la famosa metropolitana parigina, nel complesso, articolata, veloce e frequente. Siamo a pochi passi dalla M7 che ci porta dritti verso la nostra prima “attrazione”: il museo del Louvre.

Il museo del Louvre è stato in passato il Palazzo dei Re di Francia, fin dal Medio Evo ad oggi. Fu costruito prima come fortezza ed in seguito ristrutturato dopo le guerre, come palazzo reale. Nei secoli, il Palazzo si deteriorò e fu lasciato quasi all’abbandono. Si deve all’ex presidente François Mitterand la sua trasformazione in museo.

Il museo raccoglie al suo interno numerossissime opere d’arte degli autori più disparati e fra le opere più famose del pianeta, fa specie camminare per le sue sale, dove possimo ammirare sculture come le tre grazie o la vittoria o Nike di Samotracia o dipinti tra i più pregiati e famosi, come il “Giuramento degli Orazi” di Jacques-Louis David per non citare “Monna Lisa” o “Gioconda” del genio d’Italia, Leonardo da Vinci.

Purtroppo è praticamente impossibile mangiare nel museo e occorre uscire per poter consumare un pasto “da passeggio”, vale a dire panini, sfizi e acqua.

Dopo pranzo si rientra nel museo e si “conclude”, per così dire, la visita al museo… con due bimbi è stato già tanto sicchè, all’aria aperta alla scoperta dei giardini des Tuileries subito dopo il monumentale arco di trionfo del Carousel, nonché con la Senna. Il fiume principale di Parigi è attraversato dai Bateaubus, delle imponenti imbarcazioni fluviali, che scorrazzano i turisti lungo il fiume in mezzo a Parigi; mappa alla mano ci incamminiamo sulla rive gauche verso il simbolo per antonomasia di Parigi, la torre Eiffel, ma la città non è piccola, e raggiungere a piedi il monumento partendo dai giardini des Tuileries non si rivela facile, soprattutto con due bimbi ormai stanchi, è quasi ora di cena e ci addentriamo in un altro ristorante italiano… è ancora troppo presto per affrontare la cena francese, questa volta va decisamente meglio.

Satolli continuiamo a cercare di raggiungere la torre, sono orami quasi le nove di sera e lo spettacolo che ci si para innanzi e di quelli che lasciano col fiato sospeso. Centinaia di tonnellate di metallo si ergono sopra le nostre teste mentre pian piano la torre si illumina di giallo. Alle nove in punto, migliaia di luci stroboscopiche lanciano i loro fasci luminosi nella sera parigina, al di là della Senna risponde allo spettacolo il Palais de Chaillot al Trocadero.

Lo spettacolo è semplicemente magnifico, ma la coda chilometrica di persone che vogliono salire sulla torre ci suggerisce che forse è il caso di rientrare a casa, ormai la sera sta cedendo il passo alla notte e i bambini sono più che mai stanchi, qualche peripezia per il rientro in hotel con la metropolitana, dovuta alla manutenzione di una linea (La M9) ci costringe ad allungare il giro ed è ormai notte quando varchiamo, stanchi (si è capito?), le porte delle nostre camere.

Il primo giorno è finito.

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Lunedì, dopo la immancabile colazione abbondante si parte (un pochetto tardi) per l’esplorazione della città, solito metrò con cambio alla Gare de l’est con la M4 ed eccoci sbarcati all’Île de la Cité, cuore della città di Parigi, qui sorge la cattedrale gotica di Notre Dame de Paris, questa è la cattedrale cattolica dell'arcidiocesi di Parigi.

In base alla Legge francese sulla separazione tra Stato e Chiesa del 1905, Notre-Dame è proprietà dello Stato francese ma il suo utilizzo è assegnato alla Chiesa cattolica.

Preceduta da un tempio gallo-romano dedicato a Giove, da una basilica cristiana e da una chiesa romanica, la costruzione della cattedrale di Notre-Dame di Parigi iniziò nel 1163, durante il regno di Luigi VII e per volontà del vescovo Maurice de Sully, che non esitò a far demolire la preesistente cattedrale di santo Stefano, fondata nel 528 da Childeberto I, re dei Franchi. La leggenda vuole che de Sully ebbe una visione della nuova cattedrale e ne tracciò un abbozzo nella polvere all'esterno della chiesa precedente.

La costruzione fu avviata nel 1163, grazie alle risorse fornite dalla Chiesa e dal sovrano, ai fondi raccolti da de Sully e all'aiuto dei cittadini che lavoravano come fabbri, muratori e carpentieri.

I lavori cominciarono dal coro, che fu terminato nel 1182 insieme ai due deambulatori.

Tra il 1182 ed il 1190 furono realizzate le campate delle navate e le navate stesse, dopo la consacrazione del coro e dell'altare maggiore. I lavori furono interrotti, lasciando la struttura centrale incompleta.

Nei successivi 35 anni, fino al 1225, fu ultimata la navata ed iniziò la costruzione della facciata (1208). Durante l'edificazione della facciata iniziò la lavorazione e la decorazione dei tre portali occidentali, ed in seguito la realizzazione del rosone.

La facciata principale, rivolta verso ovest, fu portata a termine intorno al 1250, con le torri campanarie gemelle completate tra il 1225 e il 1250.

Si tratta di una chiesa a pianta rettangolare, col transetto contenuto all'interno del perimetro dell'edificio; lo spazio interno, caratterizzato dalla presenza di numerose cappelle laterali e radiali, è quindi articolato secondo una pianta a croce latina, con cinque navate che si chiudono, nella zona absidale, con un doppio deambulatorio.

La navata centrale è costituita da cinque doppie campate, definite da massicci pilastri circolari sui quali sono impostati gli archi a sesto acuto. Al di sopra delle navate laterali più interne si trova il matroneo, schermato da eleganti trifore e sormontato da ampie bifore, una per ogni campata, che danno luce all'interno. La copertura è costituita da volte a crociera esapartite da eleganti costoloni.

Particolari di rilievo sono i pilastri circolari e il matroneo, elementi tipici delle prime cattedrali gotiche come quella di Laon, che presenta infatti forti analogie con l'impianto parigino. La navata di Notre Dame di Parigi non risulta slanciata e luminosa come quella delle cattedrali del Gotico maturo (Amiens, Reims e Chartres), in cui i pilastri, a fasci polistili, diventano più slanciati e il matroneo è sostituito con una piccola teoria di archetti denominata triforio. Per ottenere una maggiore illuminazione, resa scarsa dalla presenza dell'alto matroneo, pochi anni dopo la costruzione fu deciso di modificare il sistema delle aperture: così l'originale rosone e la piccola finestra ogivale che si aprivano alla sommità, furono sostituiti proprio con la suddetta bifora. Ciò comportò anche la modifica del sistema degli archi rampanti, ovvero delle strutture di sostegno che seguono il perimetro esterno dell'edificio e che sono ben visibili nella zona absidale

Caratteristica dell’arco gotico è la sua forma “a mani giunte” che ricordano la posizione delle mani in preghiera, e questo è un elemento di spirto non indifferente nelle simbologie soprattutto gotiche.

Terminata la visita alla cattedrale è ora di pranzo e così, complice il bel tempo ed una panchina libera nei giardini a fianco dell’edificio religioso consumiamo un pasto simile a quello del giorno prima e dopo una breve passeggiata lungo la Senna, rieccoci in metrò che ci porta,questa volta molto più velocemente, verso la torre Eiffel, oggi siamo intenzionati a salire e, dopo una coda di circa tre ore, saliamo al secondo piano della torre (il terzo era chiuso da terra) e poi su fino al terzo… la cima del monumento.

La torre fu chiamata così dal nome del suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, costruttore pure della struttura interna della Statua della libertà. è visitata mediamente ogni anno da cinque milioni e mezzo di turisti.

La struttura, che con i suoi 324 metri di altezza è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; avrebbe dovuto servire da entrata all'Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione Francese. Inaugurata il 31 marzo del 1889, venne ufficialmente aperta il 6 maggio dello stesso anno.

Trecento metalmeccanici assemblarono i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando mezzo milione di bulloni (che furono sostituiti, durante la costruzione stessa, con rivetti incandescenti). Considerate le condizioni di sicurezza esistenti a quell'epoca, è sorprendente osservare che solo un operaio abbia perso la vita durante i lavori del cantiere (durante l'installazione degli ascensori) La torre è alta con la sua antenna 324 metri (le antenne della televisione sulla sommità sono alte 20 metri) e pesa 10.000 tonnellate. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo. Per il suo mantenimento servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l'altezza della Torre Eiffel può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo (sino a 15 cm più alta durante le calure estive). Nelle giornate ventose sulla cima della torre si possono verificare oscillazioni sino a 12 cm. Quando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente. Ancora oggi è poco apprezzata da alcuni parigini che la chiamano l'"asparago di ferro". Tuttavia è generalmente considerata uno degli esempi di arte in architettura più straordinari e costituisce indiscutibilmente uno dei simboli di Parigi più rappresentativi nel mondo.

In ogni caso la vista che si gode da lassù offre una visione d’insieme di una Parigi, piccola e sterminata, delicata e potente, sospesa tra sogno e realtà, i monumenti più significativi si riconoscono abbastanza agevolmente e rimarcano la loro imponenza anche da questa altitudine: L’arco di Trionfo, i monumenti del Trocadero, il palazzo dei musei del Louvre, Il Sacré Cœur de Montmartre, o il Pantheon, solo per citarne alcuni.

Facciamo merenda e scendiamo, la sera incombe, si torna a casa, si cena e si va a nanna, il secondo giorno a Parigi è terminato.

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Martedì è il quarto giorno in Francia e il terzo nella sua capitale, con i bambini si è camminato parecchio negli ultimi due giorni e così, per oggi ci dedichiamo a qualcosa di più dolce, passeggiata a Montparnasse, ma prima, ci rechiamo in un angolo della città che forse è snobbato dai turisti (difatti ne abbiamo incontrati pochi) e non solo perché dovevano iniziare le vere e proprie vacanze pasquali.

La nostra meta è stata il Museo Nazionale di storia naturale, dipartimento dei giardini botanici e zoologici, però di martedì… chiuso! L’unica parte aperta (a parte il parco) era la ménagere du jardin des Plantes, o per dirla all’italiana… lo zoo.

E così eccoci alla scoperta dello zoo di Parigi, e la scoperta è che gli animali parlano la stessa lingua in tutto il mondo… beati loro.

Tra canguri, panda rossi, strani cani, antilopi, emu, il fornito rettilario eccetera eccetera abbiamo passato la giornata in questo giardino e… si è fatta ora di pranzo; all’uscita, passeggiata per le vie della città passando per il Pantheon (ingresso a pagamento), e i giardini del Lussemburgo (dove ha sede il senato francese), la sorpresa è stata gradevole nello scoprire che a bordo vasca, il Senato mette a disposizione le sedie, personalizzate, per i fruitori del parco.

Un mega parco giochi insolitamente recintato (perché a pagamento) ha attirato l’attenzione dei bambini, ma la tariffa non era esattamente da bambini, un po’ delusi e sullo stanchino andante abbiamo desistito. La ricerca di un buon ristorante, questa volta francese, ha occupato il resto della serata, cena in Boulevard Montparnasse, metrò e a nanna.

Domani si riparte, ma non per rientrare in Italia, la nostra nuova meta e Mont saint Michel, ma questa è un’altra storia. Ma se avete voglia di vedere alcune delle foto del nostro viaggio, potete trovarle a questo link.



Guarda il video delle foto della gita su




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19 aprile 2008
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